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92 | quando il dormente si sveglierà |
indietro al chiarore giallastro della lampada, scorse al di sopra delle spalle dell’uomo che gli era vicino, il primo dei suoi salvatori che armeggiando sempre alla porta cingeva colle sue gambe il corpo di Howard.
Graham riprese la sua ascensione: sollevato dalla sua guida e tirato da quelli che stavano in cima si trovò finalmente all’aperto su qualche cosa di duro, di freddo e di sdrucciolevole fuori dal tubo di ventilazione.
Questo brusco cambiamento di temperatura lo scosse. Circa sei uomini erano attorno a lui, dei piccoli fiocchi di neve cadevano sulle sue mani e sulla sua faccia. Per qualche istante l’oscurità fu completa: ad un tratto però brillò un chiarore: un pallido chiarore d’un bianco violaceo.... quindi tutto s’immerse nuovamente nell’ombra.
Pur tuttavia vide che si trovava sul tetto di un vasto edifizio della Città, un edifizio generale che aveva sostituito la diversità delle case, delle strade, e delle piazze come una volta esistevano a Londra. Il tetto sul quale camminava era pianissimo, intrecciato solo da quegli enormi canapi che serpeggiavano in tutte le direzioni. Le ali d’una quantità di mulini a vento s’intravedevano gigantesche a traverso l’oscurità, in mezzo alla tormenta di neve, è che, secondo la violenza della raffica, producevano un rumore sordo e lungo come un lamento. Un po’ più lontano ima luce fissa e biancastra s’elevava dal fondo accarezzando con rapido bagliore i fiocchi di neve dando così l’illusione di uno spettro che appariva e spariva ad ogni istante. Qua e là, bassi e spianati, dei meccanismi dai contorni vaghi, mossi dal vento, lanciavano livide scintille.