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fine alle dissenzioni, di chiamare i peccatori a penitenza, e d’insegnare agli uomini a raffrenare le predominanti passioni. Perdono però a Vostr’Altezza l’aver contro me sì duramente apostrofato; conosco il mio dovere, ma son ministro d’un sovrano più potente di Manfredi: ascoltate adunque la voce di lui il quale vi parla per bocca mia.” Il principe a queste parole fremè per rabbia e vergogna, ed Ippolita rimase in atto esprimente meraviglia ed impazienza di vedere il fine di tale ambasciata, dimostrando col silenzio fino a qual segno rispettasse il consorte.


“La principessa Isabella,” continovò a dire il P. Girolamo, “si raccomanda ad ambe le Altezze Vostre, e le ringrazia del cortese trattamento ricevuto in questa casa; deplora cordialmente la morte del loro figliuolo, e la sua propria sciagura che le impedisce di poter divenir figlia di tanto saggj ed illustri principi i quali sempre venererà