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d’averla detta?.. non ostante di me vi potete fidare”... “Lo so,” replicolle Matilda, “ma non in ciò che riguarda mia madre: i figliuoli non debbono aver nè occhj nè orecchj se non a volontà de’ genitori.” “In coscienza siete nata,” soggiunse Bianca, “per diventar santa, e nessuno può certo resistere alla propria vocazione... vedo finalmente che andrete a finir i vostri giorni in un monastero... la signora principessa Isabella non sarebbe tanto riservata meco... oh! ella m’ascolterebbe bene se le parlassi di giovanotti... ogni volta che ha veduto venire nel castello de’ cavalieri belli e ben fatti m’ha confessato, desiderare che il vostro fratello somigliasse loro”... “Bianca,” riprese la principessa in aria seria, “non vi fate lecito di parlar con poco rispetto d’una mia amica: so ancor io, esser ella d’umore allegro, ma è altresì virtuosa e senza macchia; onde suppongo che, conoscendovi una ciarliera, abbia qualche volta voluto farvi animo a parlar di questo e di quello per isva-