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cadere si richiuse la molla. Tentò egli di riaprirla, ma invano, non avendo osservato come Isabella l’avesse toccata, ed oramai mancavagli il tempo da far nuove sperienze. Il rumore della caduta ribalta fu sentito da Manfredi il quale subito corse là, accompagnato da’ servidori con torce in mano, e prima d’entrar nella stanza gridò: “questa dev’essere Isabella che se ne fugge; non può essere però molto avanti.” Ma qual fu lo stupore del prencipe, allorchè, invece d’Isabella, si vide innanzi al chiaror delle torce il giovine contadino, fatto da esso imprigionare sotto l’elmo incantato. “Traditore!” gli disse, “come mai sei quì venuto? Io ti credevo tuttora su nel cortile!” Il giovine francamente rispose: “non sono un traditore, benchè non possa impedirvi di credermi tale”... “Villano insolente!” gridò Manfredi, “ed anche ardisci d’incitarmi allo sdegno! Rispondimi tosto: come sei di là sopra fuggito? Tu hai per certo corrotte le sentinelle, ed esse mi pa-