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mente, ma alquanto abbattuto sino alla fine della galleria; indi entrò in una camera a man dritta. Manfredi gli teneva dietro a piccola distanza, pieno d’intera agitazione e di orrore, quantunque in suo cuor risoluto; ma nel momento in cui voleva anch’esso entrar nella stanza gli fu da mano invisibile chiusa violentemente in faccia la porta. La rabbia di non poter veder terminare quella scena, destogli in seno un furibondo coraggio, e tentò di fare in pezzi la porta co’ calci, ma trovolla resistente ad ogni sforzo; onde “giacchè l’inferno,” diss’egli, “nega di sodisfar la mia curiosità, voglio almeno usare ogni possibil mezzo affine di preservar la mia stirpe, ed Isabella non fuggirà per certo dalle mie mani.


Isabella, quantunque aver potesse bastante fermezza da opporsi a Manfredi, non ostante vinta dal terrore, corse frettolosamente per lo scalone fino a terreno, e quivi si fermò, non sapendo nè ove dirigere i passi,