figurarsi donde venisse quel gemito; ma si
riscosse, dicendo a Manfredi: “avete sentito? che gemito è stato quello?” e così
dicendo, aprì velocemente la porta e fuggì.
Egli, incerto tral voler inseguire Isabella ormai
giunta alla scala, e ’l non potere staccar
gli occhj dal quadro di sopra cui vedea
già muoversi l’effigie, pure avea già fatto
qualche passo per raggiungerla, rivolto però
sempre verso il ritratto, allorchè l’osservò distaccarsi dalla tela, e discender sul pavimento in aria melanconica e grave. “Sogno
o son desto!” esclamò allora Manfredi,
tornando indietro, “o congiurano i demonj
stessi contro di me! parla, ombra infernale,
o se pur tu sei l’avo mio, perchè mai cospiri
tu ancora contro il tuo sciagurato nipote il
quale a troppo caro prezzo paga”... Prima
ch’ei potesse più dire, lo spettro sospirò
nuovamente, e gli fe’ cenno di seguitarlo.
“Guidami pure, guidami dove vuoi,” gridò
Manfredi, “io verrò teco anche alla voragin
d’averno.” Camminò il fantasma posata-