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in consolarvi, ed alleviare le afflizioni di Matilda ed Ippolita.”


“Vi ho avvertita un altra volta,” ripetè Manfredi incollerito, “di non preferire il nome di quella donna; da quì avanti dobbiamo ambedue considerarla come una persona a noi del tutto straniera; in somma, per non più tenervi in sospeso, giacchè non posso darvi il mio figlio, vi offro me stesso”... “Giusto cielo! che ascolto!” esclamò Isabella, uscita d’inganno a tale impensata proposta: “voi, signore!... voi!... il mio suocero!... il padre di Corrado!... il consorte della virtuosa e tenera Ippolita!”... “Vi ho pur detto,” interruppe Manfredi con voce autorevole, “che Ippolita non è più mia moglie, e la ripudio sin da questo momento: ella mi ha reso abbastanza infelice colla sua sterilità; il mio destino dipende dall’aver figliuoli, e mi propongo di dar principio in questa stessa notte alle mie novelle speranze;” così dicendo, strinse la fredda