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derlo; sostenetemi, ed accompagnatemi fino alla sua camera: ah! egli mi è caro anche più de’ miei figlj.” Matilda fe’ segno ad Isabella acciò procurasse distogliere Ippolita da tal proponimento, ed ambedue queste amabili donzelle faceano dolcemente violenza alla prencipessa per trattenerla e calmarla, allorchè comparve un servo il quale annunziò da parte di Manfredi ad Isabella, che il suo padrone volea immediatamente parlarle.


“A me!” esclamò Isabella. “Andate,” le disse Ippolita, sollevata alcun poco dal suo cordoglio nel vedere un messaggero dal suo consorte inviato: “andate; Manfredi non può resistere alla vista della sua addolorata famiglia e vi domanda, credendovi di noi meno alterata; ei teme l’eccesso del mio dolore; deh! consolatelo per me, cara Isabella, e ditegli in nome mio, che mi sforzerò di celare il mio turbamento per non accrescer l’affanno suo.”



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