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mezzo al cortile incontrate tutte le sue genti, uscite per gran timore dal palazzo, dalle quali riseppe, che il gigante sembrava, scuotendone le mura, volerlo dai fondamenti atterrare; ond’egli, come insensato, fermossi, e senza far motto: in tal postura ritrovavasi ancora, quando a lui le afflittissime persone si avvicinarono. Scosso dal tristo suono dei loro gemiti, si rivolse, e col favore del chiaro lume della luna, lesse in volto alle medesime ciò che temea pur troppo d’intendere. “Come! è ella morta!” gridò egli con disperato turbamento. In questo, un improvviso tremendo tuono fece crollare il palazzo, tremò la terra, e fu ascoltato uno spaventevole sbattimento di ferri. Atterriti dal gran portento si arretrarono tutti, immaginandosi che fosse il giorno finale arrivato; ma il P. Girolamo, preso per mano Teodoro, lo trasse innanzi, e comandogli di riguardar fissamente. Appena il giovine si mostrò separato alquanto dal rimanente degli spettatori, il palazzo, scosso e con