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prudente!” risposegli il religioso; “e quali strane idee vai ravvolgendo nel piensiero! ti par questo momento opportuno ad un maritaggio?” “Sì, sì,” gridò Teodoro, “questa appunto è l’ora più convenevole... oimè! non può essercene altra migliore!” “Giovanastro, tu sei troppo malavveduto,” dissegli bruscamente Federigo; “pensi tu che in questo punto fatale ascoltar ci convenga le tue fanciullesche follie? E quali pretensioni hai tu sopra di lei?” “Quelle di un principe,” replicò Teodoro; “quelle di un sovrano di Otranto. Quest’uom venerabile, il quale è mio padre, mi ha informato di tutto; so al presente chi sono.” “E che vai tu farneticando? tu sogni!” ripigliò il marchese; ora non ci sono altri principi di Otranto, se non io, poichè Manfredi, essendo reo di un sacrilego omicidio, ha perduta ogni sua ragione.” Il P. Girolamo con aria imperiosa così soggiunse a Federigo: “perdonatemi, signore, egli dice la verità: non avrei voluto divulgar questo segreto così