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stello venuti, prestavanle soccorso; ma tanto era il loro cordoglio che bisogno aveano essi medesimi di assistenza. La sola Matilda sembrava non curante del proprio stato; e niun altro moto in lei appariva, se non di tenerezza verso la madre; imperciocchè là volle fermarsi sinchè ella rinvenisse. Appena fu Ippolita ritornata in se stessa, ed alla lettiga avvicinossi, Matilda chiamò il padre, il quale a lei ne venne senza far parola; ed essa, presi ambedue per la mano, congiunse insieme le loro destre, le serrò colle sue mani, indi se le strinse al cuore con quanta forza potè raccogliere. Manfredi, non potendo resistere a questo atto di filial tenerezza e rassegnazione, piombò a terra, e maledì il giorno in cui nacque. Temendo Isabella che il suo disperato furore riuscisse fatale all’affettuosa Matilda, fece condurre il prencipe al palazzo, e comandò a quelli, i quali la portavano, di proseguire. Ippolita, mezza tra viva e morta, e sostenuta dal marchese, camminava accanto alla