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d’aver misericordia di lui. “E non mi riconosci?” domandogli lo spettro; “ricordati della foresta di Ioppa” “Sei tu forse quello stesso eremita?” replicò tremando Federigo; “vuoi tu ch’io faccia qualche cosa per procurarti eterna requie?” “Forse,” soggiunse lo spettro, “ti ha liberato il cielo dalla schiavitù, perchè tu corra dietro a carnali diletti?... hai forse posta in dimenticanza la spada da te scavata, ed il celeste avviso che vi si legge scolpito?” “No, no,” rispose Federigo, “mi risovvengo di tutto... ma dimmi, beato spirito, perchè mi apparisci? cosa mai far deggio?” “Scordar Matilda;” dissegli il fantasma, e disparve.


Agghiacciossi a Federigo il sangue nelle vene, e rimase immobile per qualche momento; dipoi, prostratosi davanti all’altare colla faccia per terra, implorò l’intercessione di tutti i santi del cielo. Indi sparse un torrente di lagrime, nè sentendosi forte abbastanza da scordare in un momento le ado-