sona inginocchiata davanti all’altare, la quale, nell’approssimarsele, non parvegli una donna, ma un uomo coperto di un lungo manto di velluto colle spalle voltate verso di lui, ed orante con attentissima devozione. Voleva Federigo tornarsene indietro, ma quella figura, alzandosi, fermossi in piedi a meditar fissamente, ma senza voltarsi. Erasi immaginato il marchese che quella persona si volesse partir di là, essendo stata nell’orazione interrotta, onde valendosi scusare, le disse. “Reverendo padre, io mi credeva che la principessa Ippolita”... “Ippolita!” rispose una fioca voce; “sei tu forse venuto in questo castello ad oggetto d’Ippolita?” così dicendo, la persona si volse verso di lui, girandogli posatamente intorno, e gli presentò davanti uno scheletro vestito da eremita. “Proteggetemi voi, angeli del paradiso,” esclamò Federigo, ritirandosi indietro. “Merita la lor protezione,” disse lo spettro; ed il marchese, gettandosi ginocchioni, pregò il fantasma