principessa, non vi sarà forza umana capace di strascinarmi all’odiate nozze dell’aborrito e dispregevol Manfredi: le divine ed umane leggi proibiscono questa unione... ed oltre a ciò, come potrei lacerare il cuore della mia cara Matilda, facendo un torto sì manifesto alla di lei adorabile genitrice, che tale considero anche per me, non avendone conosciuta altra giammai... “Ah sì!”, esclamò Matilda, “ella è madre comune di ambedue noi... e potremmo, cara Isabella, amarla quanto essa merita!” “Non più, amatissime figlie mie,” soggiunse Ippolita sommamente commossa, “la vostra tenerezza mi opprime... ma pure mi convien cedere... l’elezione dello stato non dipende mai dalle donne, tocca bensì a decidere della nostra sorte al cielo, a’ nostri genitori, ed a’ nostri mariti. Vi prego dunque a soffrir di buon animo, sino a tanto che sappiansi le vere determinazioni di Manfredi e di Federigo. Se il marchese accetta la mano di Matilda, son certa ch’ella sarà prontissima ad obbedire;