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andrò io stessa ad offrirmi volontaria al divorzio... non penso a ciò che potrà accadere... voglio ritirarmi nel quì vicino monastero, dove mi propongo di passare il rimanente de’ giorni miei in isparger lagrime, ed in pregare il cielo per te, mia cara figlia, e per lui... sì, anche per lui.” “Voi siete,” soggiunse Isabella, “tanto buona ed utile a questo mondo, quanto è Manfredi esecrabile e dannoso... ma non crediate già, o signora, che la vostra condescendenza possa servir d’incentivo alla mia... giuro anzi, e chiamo in testimonio tutti gli angeli del cielo”... “No, non proseguite più oltre, ve ne prego,” interruppe Ippolita, “ricordatevi che non siete padrona di voi stessa, ma soggetta alla paterna autorità”... “Mio padre,” replicò Isabella, “è bastantemente pio, ed ha l’animo abbastanza nobile per non comandarmi un’azione indegna; ed inoltre ha egli un padre facoltà di obbligare contro un giuramento?... come! potre’ io, già promessa al figliuolo, dar la mano al genitore!... no,