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di separarsi da voi, e repudiarvi”... “Repudiarmi!”... “Ripudiar mia madre!” gridarono ad un tempo Ippolita e Matilda. “Sì,” aggiunse Isabella, “e, per compiere il suo delitto egli pensa... ah!... non so dirlo”... “E che mai dir potreste di più spiacevole?” dimandolle Matilda. Frattanto dimorava Ippolita in uno stupido silenzio, poichè il dolore le impediva la parola, e rammentandosi degli ambigui ragionamenti di Manfredi, confermavasi in ciò che allora udiva da Isabella la quale, vedendola in tale stato, non diè all’amica risposta, ma corse a gettarsi a’ suoi piedi, e con sincerità mista di fermezza le disse: “Deh, cara madre!... che tal poss’io ben chiamarvi... sì... credetemi... fidatevi pure di me; io mi protesto di voler morir mille volte prima di acconsentire a farvi ingiuria, e prima di stringere un sì odioso”... “V’intendo... sì, v’intendo... ah! questo è troppo!” esclamò Ippolita, “a quali delitti apre un delitto la strada!... alzatevi, diletta Isabella... io