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premurosi desideri del mio cuore, vesti l’armatura al tuo bastardo, e lo conduci ad insultar me in casa mia?” “Signore,” riprese Teodoro, “voi maltrattate a torto mio padre; siate persuaso che nè io, nè lui siam capaci di macchinar cosa alcuna contro di voi... e se mai consideraste come un’insolenza l’aver io contribuito all’esecuzione degli ordini vostri”... ed in così dire, disarmossi, e pose la spada a’ piè di Manfredi, soggiungendo: “eccovi il petto ignudo, ferite, signore, ferite pure, se sospettate che ribellanti pensieri stian quì dentro celati; no, non troverete impressi nel mio cuore, se non sensi di venerazione e verso di voi, e verso queste rispettabilissime principesse.” Tutti quei che erano là presenti si sentirono propensi per Teodoro, il quale eseguito avea quella umile e generosa azione con somma gentilezza di atti e di parole. Manfredi medesimo ne fu commosso, ma standogli tuttora fissa nella mente la sua mirabil somiglianza con Alfonso, era il di lui stupore