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fatte forse per adulare, e per mitigare il duolo di queste dame, e si è dimenticato la venerazione a voi dovuta; a dir vero, ei non è solito”... “Ippolita, cui spiaceva l’insorto impegno, sgridò Teodoro per l’ostentata soverchia baldanza, ma lo fece però in modo da mostrare che aggradiva il di lui zelo, e cambiando materia al dire, domandò al marchese dove lasciato avesse il consorte. Voleva egli risponderle, quando si ascoltò fuori della camera un bisbiglio, ed essendosi alcun di loro alzato per andar a vedere donde provenisse, s’innoltrarono Manfredi, il P. Girolamo, ed alcuni della comitiva i quali tutti aveano avuto qualche sentore dell’accaduto. Manfredi andò in fretta verso il letto di Federigo per condolersi seco del funesto accidente, e per saper meglio le particolarità del duello, ma tutto in un tratto si ritrasse spaventato, esclamando: “aimè!... chi sei tu, o spettro terribile?... è forse giunta per me l’ora fatale?” “Ah, diletto sposo,” gridò Ippolita, stringendolo fralle