il quale, prima di morire, desiderava manifestarle importantissime cose. Isabella, che al primo sentirsi chiamar dalla voce di Teodoro era venuta avanti, rimase sorpresa in udir ciò, nulla sapendo de’ cavalieri in Otranto arrivati. La novella prova di coraggio data dal suo difensore, la persuase ad andar senza tema, colà dove giacea per terra il cavaliere bagnato nel proprio sangue, senza far parola e cogli occhj semichiusi; ma, veduti i servidori di Manfredi, s’intimorì nuovamente, e si sarebbe data alla fuga, se Teodoro non le avesse fatto osservare, esser eglino tutti disarmati, e non l’avesse incoraggita col minacciare i medesimi ad alta voce di volere uccider chiunque di loro tentasse arrestarla. Lo spossato cavaliere, veduta, nell’aprir gli occhj, una donna, le disse: “siete voi... ditemi, vi prego, la verità... siete voi Isabella di Vicenza?”... “Sì, io son quella,” rispose; “il cielo vi serbi in vita”... “Dunque... tu dunque,” riprese il cavaliere, agitandosi per darsi forza a parlare, “vedi... tuo pa-