nendo meno pel sangue perduto, fu dal vincitor disarmato. Il contadino sua guida, essendosi dato alla fuga al primo incontrarsi delle spade, andò ad avvisare di tal duello i servi di Manfredi, che ritrovavansi per suo ordine dispersi nella foresta in traccia d’Isabella, onde accorsero là di volo, e giuntivi appunto mentre il vinto cadeva in terra, lo riconobbero subito per l’ospite principale. Quantunque Teodoro odiasse Manfredi, di cui ministro e strumento esser credea, come abbiam detto, l’atterrato guerriero, non poteva contuttociò pensare alla sua vittoria, senza risentire in cuore moti di generosa pietà; ma fu anche più dolente, allorchè venne informato della qualità del suo competitore, potendo arguire dai discorsi de’ servi che quegli non era un aderente di Manfredi, ma anzi un di lui nemico, essendo venuto con armi e seguaci, per farlo rinunziare al principato, e per ritorgli Isabella. Gli assistè dunque in dispogliarlo dell’armatura, ed in procurare di stagnar il sangue che usciva