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cavaliere armato a parlar con un contadino, il quale protestavagli d’aver veduta una dama entrar là dentro. Il cavaliere s’innoltrò, ma Teodoro se gli parò davanti col ferro nudo, gridando che non entrasse per quanto gli era cara la vita. “E chi sei tu?” disse il cavaliere con altiera voce, “che troppo a tuo danno ardito mi contrasti di passar oltre?” “Son uno che di te non paventa, e ciò ti basti,” rispose Teodoro. “Io vengo,” aggiunse quegli, “a cercare Isabella, e sono informato, essersi ella rifugiata fra questi scoglj; dunque non ti opporre, o te ne farò pentire.” “L’impresa tua,” replicò Teodoro, “è tanto temeraria, quanto è da dispregiarsi il tuo sdegno; ritorna donde sei venuto, o vedremo chi di noi due sia più negl’impeti della collera da temersi.” Questo cavaliere, capo di quei tre giunti da parte del Marchese di Vicenza, erasi partito velocemente dal castello nel tempo in cui Manfredi trattenevasi per distribuir le sue genti da mandarsi in cerca della principessa, e per