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be; e quelle tenean discosto il popolo affollato.


Il cavaliere, giunto appena alla porta, fermossi, e l’araldo, avanzandosi, lesse nuovamente il cartello della disfida, cui Manfredi non sembrava far molta attenzione, perchè ritrar non potea gli occhj dalla spada gigantesca: tuttavolta lo riscosse dalla sua attenta meditazione un procelloso vento che dietro alle sue spalle subitamente levossi. Nel rivolgersi, vide le piume dell’elmo incantato agitarsi nella medesima straordinaria maniera che per l’avanti, e nullameno gli abbisognò della sua usata intrepidezza per non soccombere ad una serie di accidenti tutti funesti, i quali pareano prossimamente annunziare la di lui caduta; disdegnando però di comparir pusillanime alla presenza di tanto numero di forasteri, parlò colla solita arditezza al cavaliere nel modo seguente: “sia il ben venuto, o cavaliere; se tu sei di tempra mortale ritroverai quì egual valore, e se a te son