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nità.” L’araldo inchinossegli tre volte, e partì.


Mentre il prencipe dava udienza all’araldo, il P. Girolamo se ne ritornava al convento, combattuto da mille contrarj affetti, ed irresoluto circa al partito cui appigliarsi dovea. Tremava per la vita dell’amato figliuolo, ed il primo pensiero dell’agitata sua mente fu di persuadere ad Isabella di ritornarsene al palazzo; non temea però meno di vederla unita in matrimonio con Manfredi: d’altronde la sommissione illimitata d’Ippolita al voler del consorte non gli dava poco da pensare; e quantunque, venendogli conceduto agio di favellarle, si ripromettesse d’indurla a non dovere in coscienza acconsentire al divorzio, riflettea tuttavia che se Manfredi avesse risaputo che da lui proveniva tale ostacolo, ciò sarebbe stato a Teodoro egualmente funesto. Era altresì impaziente d’intendere da parte di chi venuto fosse l’araldo, il quale con tanta baldanza