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quel punto pensò ad ottenere il consenso del marchese riguardo a tal maritaggio. Parimente per oggetto di politica tendente a simil fine, credette, dover invitare nel suo castello il campione di Federigo per timore che potesse la fuga d’Isabella giungere a sua notizia, e comandò poi a’ servitori e domestici suoi di non palesar ciò ad alcuno del seguito del cavaliere.


Dopo tali riflessioni, così rispose all’araldo: “ritorna al cavaliere, e digli in mio nome che, prima di decidere colla spada la nostra lite, vorrei pur seco favellare, onde l’invito a venire nel mio castello, promettendogli sulla mia parola d’onore, e sulla fede di cavaliere cortese ricevimento e per lui e per tutta la sua comitiva: se non potremo decider l’affare in modo amichevole, giuro che ripartirà salvo, ed avrà da me piena soddisfazione, e conforme alle leggi invariabili della cavalleria: così mi dia forza e vittoria Dio e la Santissima Tri-