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merito che per mia cagione indugiate più lungamente a sodisfar Sua Altezza.”
Avendo il pio religioso domandato chi fosse alla porta, gli fu risposto: “un araldo.” “Da parte di chi?” soggiunse egli; “da parte del cavaliere dalla spada gigantesca,” replicò l’araldo, “e devo parlare all’usurpatore di Otranto.” Il P. Girolamo, ritornato a Manfredi, gli ripetè le stesse udite parole. L’idea del primo pomposo titolo riempie il prencipe di spavento, ma quando intese chiamarsi usurpatore, si riaccese in lui l’usata rabbia, e riprese il solito coraggio, gridando: “io usurpatore! chi è questo insolente villano il quale ardisce contrastarmi la mia legittima sovranità?” e rivolto al religioso, gli disse: “partite; questi non sono affari che vi appartengano; parlerò io stesso a questo prosontuoso; e voi andate al convento e persuadete alla principessa di ritornare al castello: il vostro figliuolo resterà quì in ostaggio, e dipen-