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chiodi e difese da catenacci quasi a resistere ai colpi d’un ariete, erano protette da cornici di marmo artisticamente lavorate e di così ardita proiezione da rivelare apertamente al visitatore non ignaro degli usi del popolo, che il ricco proprietario del palazzo era un Sadduceo in politica ed in religione.
Dopo essersi separato dal Romano sulla Piazza del Mercato, il giovane Ebreo aveva risalita questa strada e s’era fermato davanti alla porta occidentale del palazzo da noi descritto. Gli fu aperta la porta ed egli entrò frettolosamente senza rispondere all’inchino rispettoso del guardiano. Per renderci conto della struttura interna della casa e per apprendere le ulteriori vicende del giovane, seguiamolo.
Il passaggio in cui era stato accolto rassomigliava ad una stretta galleria, con tavolati di legno alle pareti e volta adorna di trafori. Panche di pietra, lucide per lungo uso, la fiancheggiavano. Una quindicina di passi lo portava ad un cortile limitato ad ogni lato da edifici a due piani; il pian terreno era circondato da colonnati, mentre il superiore terminava in una terrazza difesa da una robusta balaustrata.
I servitori che andavano e venivano sui terrazzi, il rumore dei macinatoi in lavoro, la biancheria svolazzante su corde tese da parte a parte; le galline e i piccioni liberi e vaganti per il cortile; le capre, le mucche, gli asini e i cavalli posti sotto i colonnati; un grande serbatoio d’acqua evidentemente destinato all’uso comune, rivelavano gli scopi domestici del cortile.
Nel lato orientale il muro era interrotto da un altro passaggio simile al primo, e, attraverso a questo, il giovane pervenne in una seconda corte, spaziosa e quadrata, allietata da cespugli fioriti e da viti, cui, un bacino di marmo, aggiungeva bellezza e frescura.
I colonnati, qui, erano più alti, ombreggiati da cortine a strisce gialle e rosse, e le colonne avevano sembianza di steli intrecciati. Una gradinata verso sud immetteva ai terrazzi del piano superiore, sopra i quali erano tese grandi tende a proteggerli contro i raggi del sole. Un’altra gradinata conduceva dai terrazzi sul tetto, l’orlo del quale, per tutta la periferia, era adorno di una cornice scolpita e di un parapetto di terracotta rosso vivo. Dappertutto si scorgeva una scrupolosa pulizia che non permetteva alla polvere di adunarsi negli angoli, e non lasciava una foglia secca sopra i cespugli, contribuendo così ad accentuare