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LIBRO SECONDO




Arde una fiamma in cor, che non si appaga
Dell’angusta prigion, ma inquieta aspira
A volar oltre i consueti fini
Del desiderio, ed una volta accesa,
Eternamente, inestinguibii, brucia,
E l’uom sospinge ad avventure eccelse,
Nè mai si stanca tranne di quiete.

Pellegrinaggio di Aroldo.




CAPITOLO I.


E’ necessario che il lettore si porti innanzi venticinque anni, al principio dell’amministrazione di Valerio Grato, quarto governatore imperiale della Giudea. — Un periodo notevole per le agitazioni politiche che angustiarono Gerusalemme, prodromi del conflitto finale fra i Romani e gli Ebrei.

Nell'intervallo erano avvenuti parecchi cambiamenti, specie d’ordine politico. Erode il grande era morto un anno dopo la nascita del Bambino e morto così miseramente da giustificare l’opinione che correva nel mondo cristiano, che egli fosse cioè stato colpito dall'ira divina. Come tutti i grandi reggitori di popoli che dedicano tutta la loro vita a rafforzare la potenza che hanno creato, egli aveva sognato di tramandare il trono e la corona, di diventare il fondatore di una dinastia. Con questo intento, nel suo testamento, spartì le terre fra i suoi tre figli Antipate, Filippo ed Archelao, e, a quest’ultimo, diede la dignità regia. Il testamento fu necessariamente sottoposto ad Augusto imperatore, il quale ne ratificò tutte le disposizioni, tranne una sola: