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I grandi eventi che maturarono le nazioni e cambiarono i padroni del mondo, sarebbero state bagatelle per loro, se per caso essi fossero venuti a conoscerli. Di quello che stava facendo Erode in questa o quella città, costruendo palazzi e ginnasi e seguendo pratiche proibite, giungeva loro notizia di tanto in tanto. Come era uso di quei tempi, Roma non attendeva che le persone si informassero di lei: essa faceva sì che tutti sapessero della sua potenza. Sopra le colline lungo le quali egli conduceva il suo greggie, o nelle corti ov’egli lo ricoverava, non di rado il pastore era sorpreso dal suono di trombe e facendo capolino dalla capanna scorgeva una coorte, qualche volta una legione in marcia; e quando i brillanti pennacchi scomparivano e le truppe eran passate, egli pensava al significato delle aquile, agli elmi dorati dei soldati, e alla bellezza di una vita così diversa dalla sua.
Pure questi uomini, rozzi e semplici com’erano, avevano cognizioni e saggezza tutte proprie.
Al sabato solevano purificarsi, ed andare nelle Sinagoghe, a sedersi sulle panche più lontane dall’arca.
Quando il hazan portava la Torah in giro, nessuno la baciava con maggior zelo; allorchè lo sheliach leggeva il testo, nessuno ascoltava l’interprete con fede più assoluta; e nessuno riteneva più di lui del discorso del predicatore, o se ne dava pensiero dopo. In un verso del Shema essi trovarono tutte le dottrine e tutta la legge della loro modesta vita; seppero che il loro Signore era un Dio, e che dovevano amarlo con tutta l’anima. Ed essi l’amavano, e tale era la loro saggezza, che sorpassava quelle dei Re.
Mentre chiaccheravano e avanti che la prima veglia fosse finita, uno dopo l’altro, i pastori si addormentarono, ciascuno sdraiato nel posto ove era seduto. La notte, come la maggior parte delle notti d’inverno nei paesi montuosi, era chiara, frizzante, e splendente di stelle. Non v’era vento. L’atmosfera non era mai stata così pura, e la calma regnava silenziosa; era un sacro raccoglimento, pareva che il cielo si chinasse per sussurrare qualche cosa di buono alla terra che ascoltava.
Presso la porta, rannicchiato nel suo mantello, il guardiano passeggiava; a volte si fermava, attratto da un rumore fra il gregge addormentato, o dallo strido di uno sciacallo vagante lontano sui monti. La mezzanotte non giungeva mai; ma finalmente suonò. Il suo compito era terminato; ora incominciava l’ora del sonno col quale