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— «Vedeste voi mai nulla di eguale?» — chiese uno.
— «Sembrava proprio che la luce fosse su quelle montagne. Non posso dire che cosa sia, nè vidi mai alcun che di simile» — fu la risposta.
— «Che possa essere una stella scoppiata e caduta?» — chiese un altro.
— «Quando una stella cade la sua luce si spegne.» —
— «Ho capito! — gridò uno. — I pastori han visto un leone e hanno acceso un fuoco per tenerlo lontano dal loro gregge.» —
Gli uomini che stavan dietro a chi aveva parlato così, diedero in un lungo sospiro di sollievo e dissero:
— «Si, dev’essere così. Le greggie pascolavano giù nella valle oggi». —
Un astante tornò a rannuvolare gli animi.
— «No, no; anche se tutte le legne che si trovan nella valle di Giuda fossero riunite in un enorme fascio e venisse loro appiccato il fuoco, la fiamma non darebbe una luce così intensa e così alta.» —
Dopo si fece un silenzio sul tetto della casa, interrotto solo una volta, mentre il mistero continuava a rimaner impenetrato.
— «Fratelli! — esclamò un Ebreo di aspetto venerando: ciò che noi vedemmo era la scala che nostro padre Giacobbe vide in sogno. Benedetto sia il Signore dei nostri Padri!» —
CAPITOLO XI.
Ad un miglio e mezzo, forse a due miglia al sud-est di Betlemme, v’è una pianura separata dalla città da una lieve salita. Essendo ben riparata dai venti del nord, la valle era ricoperta di siccomori, di querele nane e di pini, mentre, nelle vallette e nei burroni attigui, v’erano boschi d’olivi e di gelsi; tutto ciò insomma che in tale stagione è prezioso per il sostentamento delle pecore, e delle capre. Dalla parte più lontana della città, vicinissimo ad un promontorio, v’era un altura detta marah o capanna per le pecore, vecchia di parecchi secoli. In qualche incursione, da lungo dimenticata, l’edificio era stato scoperto e quasi demolito. L’umile recinto rimase tuttavia intatto il che era la cosa più