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— «Entrate — disse la guida, — Questi mucchi di paglia che son per terra servono per far riposare dei viaggiatori quand’essi capitano qui come siete capitati voi. Prendete tutto ciò che avete bisogno.» —

Poi si rivolse a Maria.

— «Credete di poter riposare qui?» —

— «Il sito è santificato» — ella rispose.» —

— «Allora io vi lascio. Pace sia con voi tutti!» —

Quando se ne fu andato essi si affaccendarono per rendere la caverna abitabile.


CAPITOLO X.


Ad una certa ora, durante la sera, le grida e lo strepito della gente cessarono. Ogni Israelita, se non era già in piedi, si alzò assumendo un’aria solenne, e, guardando verso Gerusalemme, incrociò le mani sul petto pregando: era la nona ora sacra allorchè i sacrifici venivano offerti nel tempo sul Moriah e si supponeva che Dio fosse là. Quando le mani degli adoratori s’abbassarono la commozione seguì di bel nuovo e tutti si affrettarono a mangiare e a preparare il loro misero letto. Poco più tardi i lumi vennero spenti, e tutti tacquero addormentandosi.

Verso la mezzanotte qualcuno sul tetto gridò:

— «Che luce è quella del Cielo? Svegliatevi fratelli, svegliatevi e guardate!» —

La gente, mezzo addormentata, s’alzò e guardò; poi si svegliò del tutto, quasi sbalordita. E lo strepito si sparse per la corte a basso, e nelle stalle; in breve tutti gli abitanti della casa, della corte e del recinto, erano fuori fissando il cielo.

Un raggio di luce al di sopra delle più vicine stelle, declinava obliquamente verso la terra; e diffondeva intorno un rosso di uno splendore elettrico. L’apparizione parve riposarsi sulla vicina montagna a sud est della città formando una pallida corona lungo la cima del colle. Il Khan fu toccato luminosamente di modo che quelli che erano sul tetto si videro reciprocamente i visi tutti pieni di meraviglia. Per parecchi minuti la luce rimase ferma, poi si affievolì e allora la meraviglia si cangiò in terrore e timore; i timidi tremarono; i più forti si parlarono a bassa voce.