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suoi insegnamenti? Egli era padrone della vita, poteva toglierla e ridarla a piacimento: quale uso avrebbe fatto di questa forza? Difendersi? E come? Una parola, un respiro, un pensiero bastavano. Nella sicura fiducia che egli stava per assistere ad una manifestazione stupefacente di questa forza. Ben Hur attese immobile. E in tutto questo, egli non pensava al Maestro che come a un uomo, e lo misurava alla stregua dei propri sentimenti.
Chiara e distinta si levò la voce di Cristo.
— «Chi cercate?» —
— «Cristo di Nazareth» — rispose il sacerdote.
— «Io sono quegli.» —
A queste semplici parole, pronunciate senza passione o paura, la turba si ritrasse di parecchi passi, e i più timidi fra essa si gettarono a terra tremando. Forse lo avrebbero lasciato stare e sarebbero partiti, se Giuda non si fosse avvicinato a lui.
— «Salve, Maestro!» —
E con questo saluto amichevole, lo baciò.
— «Giuda!» — disse il Nazareno con mitezza, — «tradisci tu il Figlio dell’uomo con un bacio? Perchè sei tu venuto?» —
Non ricevendo risposta, il Maestro si volse nuovamente verso la folla:
— «Chi cercate?» —
— «Cristo di Nazareth.» —
— «Vi ho detto ch’io sono colui. Se mi cercate, lasciate dunque che questi partano in pace.» —
A quelle parole i Rabbini si avanzarono, e indovinando il loro scopo, alcuni dei discepoli, pei quali Egli aveva supplicato, balzarono innanzi a lui: uno di essi troncò l’orecchio ad un assalitore, senza per questo salvare il Maestro. E Ben Hur non si mosse! No. Neppure quando gli ufficiali apprestarono le corde per legare il Nazareno, e questi compì l’atto sublime di carità, ahimè! uno degli ultimi della sua vita.
— «Non soffrire più oltre» — egli disse all’uomo ferito, e lo guarì col contatto della sua mano.
Amici e nemici si guardarono stupefatti — gli uni che egli potesse fare un tale atto, gli altri ch’egli lo facesse in tali circostanze.
— «Certamente egli non si lascierà legare!» —
Così pensò Ben Hur.
— «Deponi la tua spada; la coppa che mio Padre mi tende, non dovrò io vuotarla?» —