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del mio Messala per ventisei talenti — nota la somma! — avrai da fare con Sejano. Sii saggio. Addio.» —

Mentre essa si avviava all’uscio, egli le si piantò innanzi, sbarrandole il cammino.

— «Il vecchio Egitto vive in te!» egli disse «Sia che tu veda Messala domani o dopodomani, qui o in Roma, fagli questa ambasciata:

Digli che ho ricuperato tutto il denaro, compresi i sei talenti, di cui egli mi spogliò, confiscando i miei beni paterni; digli che, superstite alle galere a cui mi condannò, nel pieno vigore delle mie forze, io rido della sua miseria e del suo disonore; digli che io credo che quella infermità di corpo che lo astringe, eterno invalido, alla sua poltrona, e che il mio braccio cagionò, è la maledizione del nostro Signore Iddio d’Israele, giusta ricompensa pei suoi delitti contro i deboli e gl’infelici; digli che mia madre e mia sorella, ch’egli fece rinchiudere in una cella nella Torre d’Antonia affinchè vi morissero della lebbra, sono vive e guarite, grazie alla potenza del Nazareno che tu disprezzi; digli che per colmare la coppa della mia felicità, esse sono state restituite alle mie braccia, e che nel loro affetto io troverò largo compenso alle impure passioni che tu rechi a Messala; digli — e questo anche per tuo conforto — o tigre in forma d’angelo, digli, che quando Sejano verrà a spogliarmi, egli non troverà nulla, perchè l’eredità ch’io ebbi dal duumviro, compreso la villa di Miseno, è stata venduta, e il ricavo della vendita è fuori della sua portata, in giro pei mercati del mondo, sotto forma di tratte; e che questa casa, e i beni, e le merci, e le navi, e le carovane, che ogni giorno portano a Simonide così principeschi guadagni, sono protetti da una salvaguardia imperiale, perchè una testa più saggia della tua ha trovato il prezzo dei favori di Sejano, e il ministro preferisce un guadagno onestamente procurato, a tesori macchiati di sangue; digli, che se anche non fosse così, se il denaro ed i beni fossero tutti miei, egli non ne avrebbe la benchè minima parte, perchè, quando, trovasse le nostre tratte Ebraiche, e obbligasse i detentori a consegnare le somme equivalenti, un altro mezzo mi rimane — un atto di donazione a Cesare; — questo almeno appresi negli atti della grande metropoli; digli infine che, insieme alla mia sfida, io non gli mando la mia maledizione a parole, ma quale migliore espressione del mio odio eterno, io gli invio qualche cosa che sarà per lui la somma di tutte le maledizioni; e quan-