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— «Chi ti parlò di lui?» —
— «Giuda.» —
— «Giuda te ne parlò? Come? E’ egli a casa?» —
— «Arrivò ieri sera.» —
La povera lebbrosa sforzandosi a comprimere i violenti battiti del cuore, stette un momento silenziosa.
— «Fu Giuda che ti mandò a dirmi questo?» —
— «No, egli vi crede morte.» —
— «Vi fu una volta un profeta che curò un lebbroso» — disse pensierosa la madre, rivolgendosi a Tirzah, — «ma egli teneva il suo potere da Dio» — indi guardò di nuovo Amrah. — «Come sa mio figlio che quell’uomo ha una tale facoltà?» —
— «Giuda viaggiò con lui, udì i lebbrosi chiamarlo e li vide allontanarsi guariti, — prima uno solo, poi dieci, e poi tutti guarirono.» —
Di nuovo la vedova tacque, ma l’ischeletrita sua mano tremava visibilmente. Forse essa si sforzava di dare al racconto la sanzione della fede, la quale è sempre assolutista delle sue esigenze, e di persuadersi che il suo caso non era diverso da quello degli altri infelici che Cristo aveva miracolosamente guarito. Non già ch’ella dubitasse dell’esattezza del fatto, poichè suo figlio ne attestava l’autenticità, ma essa cercava di comprendere la facoltà mercè la quale un uomo poteva compiere cose così miracolose. Sta bene investigare il fatto, ma per comprendere la facoltà da cui il fatto procede è indispensabile comprendere Dio; e colui che attende finchè ha compreso quel mistero è destinato a morire nell’attesa. Nella vedova la perplessità fu di brevissima durata; voltasi a Tirzah esclamò:
— «Costui non può essere che il Messia!» — e non pronunciò quelle parole colla freddezza di chi razionalmente risolve un dubbio, ma da donna d’Israele versata nelle promesse di Dio alla sua razza, da donna giudiziosa e pronta a rallegrarsi del più piccolo sintomo che accenna al compimento di quelle promesse. Poscia proseguì, con crescente animazione: — «Mi ricordo di un tempo in cui a Gerusalemme e in tutta la Giudea correva la notizia della sua nascita, sì me lo ricordo. A quest’ora egli deve essersi fatto uomo; dev’essere così, sì sì, è lui! Amrah, noi verremo teco. Portaci l’anfora d’acqua che troverai nel sepolcro e prepara il cibo; mangeremo e poi partiremo.» —
La refezione, anche perchè l’agitazione aveva tolto alle donne l’appetito, fu brevissima, e presto furono in cam-