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L’Ebrea la guardò con volto acceso e cogli occhi esprimenti, forse per la prima volta in sua vita, un sentimento non lontano dall’ira. Quasi non bastasse che a lei fosse proibito di pensare, salvo in sogno, all’uomo da lei amato, doveva anche la fortunata rivale confidarle tutta trionfante i proprii successi e le brillanti sue speranze nell’avvenire. A lei, serva d’un servo, non una parola, neppure un cenno, mentre costei poteva far pompa di una lettera di cui era facile indovinare il contenuto. Era troppo! Essa non si potè trattenere dal chiedere:

— «L’ami tanto, dunque, oppure ami Roma di più?» —

L’Egiziana indietreggiò di un passo, chinò l’altiera sua testa fin quasi a toccare quella dell’Ebrea, e chiese a sua volta: — «Che importa a te, o figlia di Simonide?» — Ester, tuttora in preda alla sua agitazione, incominciò;

— «Egli è...» — ma un pensiero fulmineo le arrestò sulle labbra la parola che stava per pronunciare; essa si fece confusa, trepidante, indi ricuperata un po’ di calma potè proferire: — «Egli è l’amico di mio padre.» —

Per nulla al mondo avrebbe in quel momento potuto confessare la propria condizione servile. Iras rise leggermente.

— «Non altro che questo?» — chiese in tono beffardo. — «Ah, per gli Dei d’amore dell’Egitto, tienti pure i tuoi baci, tu stessa m’hai testè appreso che ve ne sono altri di ben maggior valore che mi attendono qui in Giudea e... vado a prendermeli; la pace sia con te!» —

Ester seguì collo sguardo la rivale finchè, scendendo lentamente gli scalini, essa scomparve; allora si nascose il volto nelle mani e proruppe in lagrime, lagrime di vergogna e di dolore, mentre, ad accrescere lo stato d’orgasmo in cui si trovava, le si affacciarono alla mente, con un nuovo e scottante significato, le parole del padre: — «L’amor tuo non sarebbe vano s’io avessi conservato tutto quanto io possedeva, com’era in mia facoltà di fare.» —

Quando la povera fanciulla ebbe ricuperata la sua calma, le stelle luccicavano già per la volta del cielo, illuminando debolmente la città e la catena di monti che la circondavano. Ester ritornò nel padiglione e riprese il suo solito posto presso il padre. Evidentemente il destino voleva che quello, e solo quello, fosse il compito cui doveva dedicare, se non la vita, la sua gioventù; e, sia detto a sua lode, ora, che era passato il primo impeto d’amarezza, l’idea di quel dovere destò in lei un senso di sollievo.