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Iside sorrise sopra la sua torre nel palazzo d’argento.
Ma in breve l’uomo si stancò dei colori, e preso dalla medesima apatia, girò sconsolatamente pel mondo, sospirando. E di nuovo si udì il rombo della volontà del Dio Creatore, e ad un tratto l’uomo fu visto tendere l’orecchio, ed ascoltare; il suo viso divenne raggiante, ed egli per la prima volta ebbe la percezione del suono. Il vento gli mormorava ignote armonìe, musica erano lo stormir delle fronde, il mormorio dei ruscelli, e i mille trilli degli uccelli nei boschi. E l’uomo era felice.
Allora Iside divenne pensierosa, e pure ammirando il genio del suo sposo divino, disse fra sè: — «Colore, Movimento, Suoni, Luce, non vi è altro elemento di bellezza, e tutto è già stato dato alla Terra.» — Se ora quella creatura si fosse annoiata di nuovo, Osiride avrebbe avuto bisogno del suo aiuto. Rapido volava l’ago sopra la trama d’argento.
E l’Uomo fu lungamente felice, più a lungo che non lo fosse mai stato prima; sembrò quasi che non avesse a stancarsi più mai. Ma Iside non era impaziente e sopportò in silenzio i sorrisi del sole. Aspettò, aspettò, e finalmente vide i segni di un mutamento nell’Uomo. I suoni divennero famigliari alle sue orecchie; l’abitudine lo rese indifferente allo stridere del grillo, come al canto dell’usignuolo, come al ruggito del mare. Egli languì e si gettò desolato lungo la sponda del fiume, e giacque senza moto.
La compassione di Iside la fece parlare.
— «Mio signore, la tua creatura sta morendo.» —
Ma Osiride, pur comprendendo, tacque; non poteva far altro.
— «Devo aiutarlo?» — essa chiese.
Osiride era troppo orgoglioso per rispondere.
Allora Iside diede l’ultimo punto col suo ago, raccolse la trama in un rotolo scintillante, e lo gettò nello spazio, lo gettò in modo che cadesse vicino all’Uomo. Ed egli, udendo il suono della caduta, sollevò il capo e guardò. O meraviglia! Una Donna, la Prima Donna, si chinò sopra di lui per aiutarlo. Essa gli tese la mano. Egli la prese, si alzò, e da allora in poi più non provò la noia e fu felice per sempre.» —