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stava vicina all’ingresso. Il sole penetrava liberamente nelle ore più calde, e pareva che fosse deserta a meno che non servisse di rifugio a qualche cane di ritorno dalle consuete scorrerie.

Con sorpresa, la paziente Egiziana vide uscire di là due donne, una delle quali a metà sosteneva e a metà conduceva l’altra; avevano entrambe i capelli bianchi, sembravano vecchie, ma le loro vesti non erano stracciate e si guardavano attorno, come se la località fosse loro nuova. Amrah credette di vederle anche indietreggiare davanti allo spettacolo della ripugnante compagnia della quale facevano parte. Il suo cuore battè più veloce, ed essa osservò le due donne con crescente attenzione. Per qualche tempo esse rimasero immobili presso la tomba, poi si mossero lentamente, trascinandosi con pena e s’avvicinarono al pozzo. Parecchie voci le avvertirono d’arrestarsi; tuttavia esse proseguirono: l’uomo che attingeva l’acqua raccolse alcuni ciottoli, per scagliarli loro addosso. Tutta la gente che si trovava là attorno le maledisse, e la schiera dei lebbrosi numerosa sulla collina gridò, ammonendole, con voce stridula:

— «Siete infette, siete infette!» —

— «Certamente,» — pensò Amrah, — «quelle due creature sono nuove agli usi dei lebbrosi.» —

Si alzò ed andò ad incontrarle, prendendo con sè il canestro e l’anfora. L’allarme al pozzo scemò subitamente.

— «Che sciocca,» — disse una ridendo, — «che sciocca, dare del buon pane ai lebbrosi!» —

— «E pensare che è venuta fin qui a bella posta, — osservò un’altro, — io almeno avrei aspettato d’imbattermi in loro casualmente davanti alla porta.»

Amrah animata da più elevati sentimenti, procedette. Se si fosse sbagliata! E più si avvicinava, più sentiva un nodo stringerle la gola, e diventava confusa ed esitante. A quattro o cinque passi dal luogo ov’erano le donne, si fermò. Dio! era dunque quella la padrona ch’ella amava? la mano della quale ella aveva baciato così spesso in segno di gratitudine? La sua immagine era un giorno per lei il più puro tipo di bellezza matronale, tipo ch’ella serbava fedelmente nella memoria! e quella Tirzah ch’ella aveva allevata da bambina, della quale aveva calmati i dolori, aveva divisi i passatempi infantili, era mai quella la sorridente, la dolce Tirzah, il conforto della casa, la benedizione promessa alla sua vecchiaia? La sua padrona, il suo tesoro? L’anima della donna trasalì a quella vista.