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CAPITOLO II.
Per comprendere quale fosse la vita della madre e della figlia durante questi otto anni dobbiamo rammentare la raffinatezza e la coltura dell’ambiente in cui erano abituate a vivere. Le condizioni ci sono piacevoli o dolorose a seconda delle nostre abitudini e delle nostre sensibilità. Non sarebbe un paradosso l’affermare che se avvenisse un improvviso esodo di tutti gli uomini dal mondo verso il Paradiso, tal quale com’è raffigurato dalla dottrina cristiana, esso non sarebbe un paradiso per i più, e, d’altra parte, le sofferenze dell’inferno non toccherebbero tutti con la medesima intensità. E’ appunto per dar un’idea adeguata delle torture morali che attendevano le due donne nel carcere della torre d’Antonia che noi, al principio del nostro racconto, ci siamo dilungati nel descrivere il palazzo dei Hur con tanta ricchezza di particolari, e la scena svoltasi tra Giuda e la madre sul terrazzo di esso. La compassione e la simpatia del lettore saranno tanto maggiori, quanto più astraendo dai semplici dolori fisici potrà immaginare i patimenti morali e intelettuali delle due donne. Ricordiamo il discorso tra madre e figlio, in cui essa gli parlava di Dio, del suo popolo prediletto, degli Eroi, ora con la dottrina di un filosofo, ora con l’ispirazione di un poeta sempre però col cuore di madre; e in preda a tali pensieri scendiamo nella loro cella.
— «Una donna d’Israele qui sepolta con sua figlia. Aiutateci presto o morremo.» —
Tale fu la risposta che Gesio, il custode; udì dalla cella, la sesta, come appariva dal disegno da lui consegnato al tribuno. Il lettore riconoscerà dalla risposta chi fossero le infelici ed esclamerà senza dubbio: — «Ecco alla fine la madre e la sorella di Ben Hur!» —
Difatti erano esse.
Otto anni prima, la mattina della loro cattura, erano state condotte alla torre dove Grato aveva destinato che fossero rinchiuse. Egli aveva scelto quel luogo perchè era quello che rimaneva sotto la sua più immediata sorveglianza e, in esso, la sesta cella, perchè era lontana dalle altre, e perchè era infetta dalla lebbra, volendo così che le