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Fermatevi e rispondete.» — La voce era calma ma imperiosa. I due si fermarono, e, a sua volta, il Germano domandò:

— «Chi sei tu?» —

— «Un Romano.» —

Il gigante rovesciò il capo all’indietro e spalancando la bocca rise:

— «Ah, ah! Ho udito dire che un Dio nacque da una vacca per aver leccato una pietra salata; ma neanche un Dio può fare Romano un Giudeo.» —

Poi parlò di nuovo al compagno e i due si avvicinarono.

— «Fermi!» — disse Ben Hur, abbandonando la colonna. — «Una parola.» —

Si fermarono nuovamente.

— «Una parola?» — ripetè il Sassone, incrociandole braccia poderose sopra il petto. — «Una parola? Parla.» —

— «Tu sei Thord, il Germano.» —

Gli occhi azzurri del gigante si spalancarono per la sorpresa.

— «Fosti lanista in Roma.» —

Thord accennò di sì.

— «Io fui tuo scolaro.» —

— «No» — disse Thord, crollando il capo. — «Per la barba d’Irmino, non ho mai avuto nelle mie mani un Ebreo.» —

— «Io posso provare il mio asserto.» —

— «Come?» —

— «Voi veniste qui per uccidermi.» —

— «Questo è vero.» —

— «Allora lascia che quest’uomo lotti con me, da solo, ed io ti fornirò la prova sopra il suo corpo.» —

Un lampo d’allegria scintillò negli occhi del Germano. Disse due parole al compagno, il quale gli rispose; poi, volgendosi a Ben Hur, disse con la compiacenza di un fanciullo che si diverte:

— «Aspettate il mio segnale. Poi cominciate.» —

Con ripetuti calci avvicinò uno dei giacigli, e, con tutta tranquillità, vi si distese sopra comodamente; poi disse semplicemente:

— «Ora cominciate.» —

Senza preamboli, Ben Hur avanzò sopra il suo avversario.

— «Difenditi» — gli disse.

L’avversario alzò le mani e si mise in posizione.