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sebbene il suo aspetto fosse tranquillo la sua voce lo tradiva.
— «Non disperate troppo, o miei amici — ricominciò — non tutti dimenticarono Dio. Poco fa dissi, forse vi ricorderete, che ai papiri confidammo tutti i segreti della nostra religione, meno uno: di quello parlerò adesso. Una volta avemmo per Re un certo Faraone che si prestava ad ogni genere di riforme e di innovazioni. Per stabilire il nuovo sistema cercò di far dimenticare intieramente quello vecchio.
Gli Ebrei allora abitarono con noi come schiavi. Si ostinarono ad adorare il loro Dio, e quando la persecuzione divenne intollerabile, furono liberati in un modo che mai si potrà dimenticare. Mosè, anch’egli un Ebreo, venne al palazzo e domandò il permesso che gli schiavi, milioni di numero, lasciassero il paese. La domanda veniva a nome del Dio d’Israele. Faraone si rifiutò. Sentite ciò che ne seguì.
Prima, tutta l’acqua, tanto quella dei laghi e dei fiumi come quella nei pozzi e nei recipienti si cambiò in sangue. Ancora il monarca si rifiutò. Allora nacquero delle rane che coprirono tutta la terra. L’altro si mantenne sempre ostinato. Allora Mosè gettò un pugno di cenere nell’aria e la peste prese gli Egiziani.
Poi tutto il bestiame tranne quello degli Ebrei venne a morire. Le locuste divorarono quanto di verde era nella valle. A mezzodì il giorno si mutò in un’oscurità così profonda che le lampade non facevano luce. Finalmente durante la notte tutti i primogeniti degli Egiziani morirono; neppur quello di Faraone si salvò. Allora egli cedette. Ma quando gli Ebrei se ne andarono egli li inseguì col suo esercito.
All’ultimo momento il mare si divise, cosicchè i fuggitivi poterono scampare.
Quando i persecutori vollero imitarli le onde si precipitarono loro addosso e travolsero cavalli, cocchieri e Re. Voi avete parlato di rivelazioni, o mio Gaspare...» —
Gli occhi celesti del Greco brillarono.
— «Io appresi qual’era la storia degli Ebrei — gridò egli — voi la confermate, o Balthasar!» —
— «Sì, ma per bocca mia parla l’Egitto, non Mosè. Io interpreto i marmi. I sacerdoti di quell’epoca scrivevano alla loro maniera ciò di cui eran testimoni.
Così vengo al segreto non riferito dagli annali. Al nostro paese abbiamo sempre avuto, dai tempi di quello sfortunato