Pagina:Wallace - Ben Hur, 1900.djvu/316

310

ufficio, nel quale, all’ultimo momento, avrebbe consegnato al capitano del vascello l’ordine di procedere direttamente fino al Porto d’Ostia, sbarcarvi un passeggero, e continuare, con suo comodo, per Valenza, sulla costa di Spagna.

Il passeggero è un agente di Simonide e si reca a Roma per vendere i fondi lasciati dal duumviro Arrio. Quando la nave avrà levata l’ancora, e la sua prua sarà vòlta ad occidente, Ben Hur sarà irrevocabilmente astretto all’impresa di cui si è parlato la notte prima. Se egli vuol mutare pensiero, se egli si pente dell’accordo conchiuso con Ilderim, egli è ancora in tempo di revocarlo. Egli è il padrone, e non ha che a dire una parola.

Tali erano i suoi pensieri mentre dall’alto della terrazza, con le braccia incrociate, guardava fisso dinanzi a sè, come un uomo agitato dal dubbio. Giovine, bello, ricco, abituato ai circoli più aristocratici di Roma, con quante voci eloquenti le tentazioni del mondo gli lanciavano i loro appelli seducenti! Come gravosa doveva sembrargli la vita di sacrifici e di pericoli ch’egli stava per abbracciare! Possiamo immaginare anche gli argomenti che lo incalzavano. L’impresa disperata di una lotta con Cesare, l’incertezza che velava la venuta del Re, e tutto ciò che a lui si riferiva; gli agi, gli onori, l’autorità, che le ricchezze gli potevano procurare; e sopra tutto la vita tranquilla fra i nuovi amici che egli aveva trovato. Soltanto coloro che per anni hanno pellegrinato soli e desolati di paese in paese, possono apprezzare la forza di questo ultimo appello. Aggiungiamo a questi argomenti la voce del mondo, astuta, carezzevole, che sempre mormora al debole: — «Fermati: non ti muovere da dove stai bene» — presentando sempre i lati più attraenti della vita, la voce del mondo era in questo caso aiutata da quella d’una donna.

— «Sei mai stata a Roma?» — egli chiese alla sua compagna.

— «No» — rispose Ester.

— «Ti piacerebbe andarvi?» —

— «Non credo.» —

— «Perchè?» —

— «Ho paura di Roma.» — Essa disse, con un lieve tremore nella voce.

Egli guardò la piccola figura di bimba al suo lato. Nella penombra non poteva discernere il suo volto; le sue stesse forme erano indistinte. L’immagine di Tirzah gli si ripresentò alla mente, e una grande tenerezza lo prese.