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Un fremito lo scosse al ricordo dei tormenti.
— «O buon padrone» — egli continuò — «L’animo tuo è forte?» —
Ben Hur non lo comprese.
— «Io mi ricordo come bella mi sembrava la vita alla tua età» — proseguì Simonide.
— «Nondimeno» — disse Ben Hur — «fosti capace di un grande sacrificio.» —
— «Sì, per amore.» —
— «Non ha la vita altri motivi forti del pari.» —
Simonide scosse la testa.
— «C’è l’ambizione.» —
— «L’ambizione è vietata ai figli d’Israele.» —
— «La vendetta!» —
Era una scintilla cadente in un mare infiammabile. Gli occhi del vecchio brillarono, le sue dita si strinsero, ed egli rispose con veemenza:
— «La vendetta è un diritto dell’Ebreo. Così dice la legge.» —
— «Un cammello, fino un cane, ricorda l’offesa!» — gridò Ilderim.
Simonide ripigliò il filo del suo discorso.
— «Vi è un lavoro da compiersi prima dell’avvento del Re, un lavoro di preparazione. La mano d’Israele sorgerà in sua difesa, non v’ha dubbio, ma, ahimè, è una mano che la pace ha rattrappita, che la guerra deve snodare. Fra i milioni non vi è disciplina, non vi sono capitani. Io non parlo dei mercenari di Erode, che parteggerebbero pei nostri nemici. Questa pace è cara al Romano, ed è frutto della sua politica; ma un cambiamento è vicino, in cui il pastore butterà via il suo bordone e brandirà la spada e la lancia, e gli armenti pascolanti diverranno branchi di leoni. Qualcheduno, o mio figlio, dovrà occupare il posto alla destra del Re. E a chi spetterà questo onore se non a colui che avrà compiuto questo lavoro?» —
Il volto di Ben Hur si accese.
— «Io vedo. Ma parla chiaramente. Altro è dire: una cosa deve farsi; altro è dire come deve farsi.» —
Simonide bevve un sorso del vino che Ester gli aveva offerto, poi proseguì:
— «Lo sceicco e tu, mio padrone, avrete ciascuno una parte. Io rimarrò qui, continuando il mio mestiere affinchè non si esauriscano i fondi, e starò in vedetta. Tu andrai a Gerusalemme, e di là nei monti, e comincerai a contare gli