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e che godeva ancora in quel momento; che egli temeva la improvvisa comparsa di quegli ch’egli chiamava il principale malfattore; nella quale vedeva una minaccia per la sicurezza propria e quella di Grato; infine che egli era pronto ad eseguire qualunque disegno che il fertile cervello del procuratore di Giudea avrebbe saputo escogitare, per togliere di mezzo il comune nemico.

Specialmente quest’ultima considerazione, l’avviso di un pericolo vicino, diede molto a pensare a Ben Hur, rimasto solo nella tenda dopo la partenza di Ilderim. I suoi avversari erano personaggi potenti ed astuti. Se essi lo temevano, egli aveva maggior ragione di temerli. Cercò di chiarirsi bene la situazione e di riflettere sul modo in cui l’odio di essi avrebbe potuto esplicarsi, ma i suoi pensieri venivano costantemente turbati dalla visione della madre e della sorella. Poco importava se il fondamento di questa sua persuasione era debole, riposando essa interamente sul fatto che Messala non aveva appreso la loro morte; la gioia che egli provava, soffocava ogni dubbio. Finalmente aveva trovato una persona la quale sapeva dove esse erano celate, e, nella esaltazione del momento, la loro scoperta gli sembrava già vicina, un evento di prossima attuazione. Con tutti questi pensieri e sentimenti pensava con una specie di mistica certezza che Iddio stava per presceglierlo al compimento di una grande missione.

Di tanto in tanto, richiamando le parole di Ilderim, egli si meravigliava donde l’arabo avesse tratte le informazioni sul suo conto; non da Malluch certamente; non da Simonide, l’interesse del quale stava al contrario nel celare ogni cosa. Messala? L’idea era ridicola. Ogni congettura approdava al medesimo risultato negativo. — «Meno male» — egli pensava consolandosi che da qualunque fonte lo sceicco avesse appreso il suo nome e i particolari della sua vita, non poteva essere che da un amico, il quale, come tale, si sarebbe a suo tempo dichiarato. — «Un po’ di pazienza, un po’ di attesa» — forse la gita dello sceicco in città aveva relazione con l’affare; possibilmente la lettera favorirebbe una completa rivelazione.

E paziente egli sarebbe stato se solamente egli avesse potuto accertarsi che Tirzah e sua madre lo attendevano in circostanze tali da permettere anche ad esse le medesime speranze che egli nutriva; se, in altre parole, la coscienza non lo pungesse con mille accuse per la sua inazione.