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— «Dov’è il giovine Ebreo?» — egli chiese.

— «Al campo coi cavalli» — rispose un domestico.

Lo sceicco ripose i papiri nella loro busta, e nascondendo il pacco nella cintura, rimontò a cavallo. In quel momento un forestiero, proveniente, all’apparenza, dalla città si presentò davanti a lui.

— «Cerco lo sceicco Ilderim, chiamato il Generoso» — disse il forestiero.

La sua lingua e le sue vesti lo rivelavano Romano.

Se Ilderim non sapeva leggere il latino, lo sapeva però parlare.

Il vecchio Arabo rispose con dignità: — «Io sono lo sceicco Ilderim.» —

Gli occhi dell’uomo si abbassarono; li rialzò e con compostezza forzata disse:

— «Ho inteso che siete in cerca di un auriga per i giuochi.» —

Il labbro di Ilderim si contrasse sdegnosamente sotto i bianchi baffi.

— «Va per la tua strada» — egli disse. — «Ho già trovato un auriga.» —

Si voltò, in atto di partire, ma l’uomo indugiando riprese a parlare:

— «Sceicco, io amo i cavalli, e dicono che i vostri siano i più belli del mondo.» —

Il vecchio era tocco; arrestò il cavallo, e stava quasi per cedere davanti all’adulazione, poi rispose: — «No, non oggi, non oggi. Te li mostrerò un’altra volta. Ora sono troppo occupato.» —

Mise il cavallo al trotto, mentre lo straniero riprese lentamente il cammino della città, sorridendo come un uomo contento di sè. Aveva eseguito la sua commissione.

Ed ogni giorno, fino alla grande giornata dei giuochi, un uomo, qualche volta due o tre — venivano dallo sceicco nell’Orto delle Palme, sotto il pretesto di cercare un’impiego come auriga.

In questo modo Messala vigilava sopra Ben Hur.