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— «Tu non mi amerai di più se io te lo dicessi» — essa rispose tremando di paura.
— «Non amarti? Io ti amerò ancor di più! Io lo giuro per i genii di Amente e per l’occhio di Osiride! Parla!» — egli disse con la passione di un amante, con l’autorità di un re.
— «Ascolta allora.» — essa rispose; — » In una caverna presso Essuan vive un anacoreta, il più vecchio e il più santo della sua classe. Egli si chiama Menofa, e fu mio maestro ed amico. Chiamalo, Orete, ed egli ti dirà ciò che tu desideri sapere; egli ti aiuterà parimenti a trovare un rimedio al mio male.» —
Orete si dipartì giubilante: Gli pareva di aver cento anni di meno.
V.
— «Parla!» — disse Orete a Menofa, nel palazzo di Menfi.
E Menofa rispose; — «Potentissimo sovrano, se tu fossi giovine io non ti risponderei, perchè mi preme ancora la vita; così invece ti risponderò che la regina, come ogni altro mortale, paga il fio di un delitto.» —
— «Di un delitto!» — urlò il re.
Menofa si inchinò profondamente.
— «Sì, un delitto contro se stessa.» —
— «Non sono d’umore di sciogliere enigmi.» —
— «Io che dico non è un enigma. Ne-Ne-Hofra crebbe sotto i miei occhi, e confidava ogni particolare della sua vita a me, fra gli altri che essa amava un tale Barbec, figlio del giardiniere di suo padre.» —
La fronte di Orete si rasserenò.
— «Con quell’amore in petto, o re, essa venne alle tue braccia. Di quell’amore sta per morire.» —
— «Dove è il figlio del giardiniere? — chiese Orete.
— «Ad Essuan.» —
Il re uscì ed impartì due ordini. A un ufficiale disse: — «Va ad Essuan e conducimi qui un giovine di nome Barbec. Lo troverai nel giardino del padre di Ne-Ne-Hofra.
A un’altro disse: — «Raccogli operai, animali e utensili e costruisci per me nel lago Chemmis un’isola con un tempio, un palazzo, e un giardino pieno di fiori e