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passando, come prima, dal passo al trotto, e dal trotto al galoppo. Finalmente, fece entrare i cavalli sulla pista, spingendoli a tutta carriera. Gli spettatori si animarono e proruppero in frequenti applausi per la rara abilità del guidatore e per l’elegante andatura dei cavalli, che non mostravano alcun segno di stanchezza.
Durante questa esercitazione, Malluch apparve sul campo, passando inosservato attraverso la folla, e si avvicinò allo sceicco:
— «Ho un messaggio per te, o sceicco,» — egli disse quando credette giunto il momento opportuno di parlare — «Un messaggio da parte di Simonide mercante.» —
— «Simonide!» — esclamò l’Arabo. — «Ah! sta bene. Che Abaddon uccida tutti i suoi nemici! —
— «Egli mi commise di augurarli in primo luogo la pace del Signore,» — continuò Malluch; — «e poi di darti questo dispaccio, con preghiera che tu lo legga immediatamente.» —
Ilderim, senza muoversi dal posto, ruppe il suggello del plico consegnatogli, e da un involto tolse due lettere che cominciò a leggere.
SIMONIDE ALLO SCEICCO ILDERIM.
«O amico!
In primo luogo sta certo che occupi sempre un posto nel mio cuore. Poi prestami attenzione.
Vi è attualmente nel tuo dovar un giovine di nobile aspetto, che dicono sia figlio di Arrio; e tale egli è in verità per via di adozione.
Egli è assai caro a me.
La storia della sua vita è meravigliosa, ed io te la racconterò, se verrai da me oggi o domani. Ho pure bisogno dei tuoi consigli.
Frattanto asseconda tutti i suoi desiderii purchè non vadano contro la legge e l’onore. Se avesse bigogno di danari, rispondo io.
Tieni celato che io mi prendo cura di lui.
Ricordami all’altro tuo ospite. Egli, sua figlia, tu stesso e tutti coloro che vorrai invitare, saranno miei ospiti al Circo il giorno della gara. Ho già fissato i posti.
A te ed ai tuoi pace.
Tuo amico in eterno,
Simonide»