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    Sussurrano le palme esili al vento
Di Memfi alle ruine,
Il Nilo passa e un suono di lamento
S’effonde alle colline.

     O Nilo, Nilo l’anima ti vuole,
O fiume de’ miei padri e de’ miei Re,
O verdi sponde sorridenti al sole,
O suoni ed inni tumultuanti in me!

     Odo da lungi di Meinone il canto
E di Simbele perdersi laggiù;
M’innonda il ciglio l’impotente pianto;
O Nilo, Nilo, ti vedrò mai più?


L’ultime parole furono pronunciate in prossimità al gruppo di palme, all’ombra delle quali Ben Hur s’era arrestato. — La mestizia di quegli accenti si comunicò allo spirito suo. La barca che passò, nera e silenziosa, sullo specchio scintillante delle acque, sembrava il passaggio di un fosco pensiero, attraverso il limpido e giocondo orizzonte di un’anima.

Ben Hur sospirò.

— «La riconosco al suo canto — la figlia di Balthasar. — Com’era bello! e come è bella essa pure!» —

Si ricordò dei grandi occhi di lei sotto le lunghe ciglia, l’ovale delle rosee guancie, le labbra rosse e piene, e tutta la grazia della persona esile e slanciata. — «Come è bella essa pure!» — ripetè.

E il suo cuore rispose palpitando più velocemente.

Allora, quasi nel medesimo istante, un altro viso, più giovine, di uguale bellezza — ma più infantile e dolce — gli apparve dinanzi, come se sorgesse dal fondo del lago.

— «Ester!» — disse sorrindendo. — «Una stella è sorta per me, come io desiderava.» —

Egli si voltò, e a passi lenti ritornò verso la tenda.

La sua vita era stata afflitta da sofferenze e irta di pensieri di vendetta, — non c’era stato posto per l’amore. — Era questo l’inizio di un’era più felice?

Due donne avevano, contemporaneamente, attraversato il suo cammino.

Ester gli aveva offerto una coppa.

Lo stesso aveva fatto l’Egiziana.

Tutte e due gli erano apparse simultaneamente sotto i palmizii.

Quale delle due avrebbe prevalso? Quale?


Fine del libro quarto.