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Naturalmente il suo esercito lo avrebbe trovato fra i suoi campaesani. Le sofferenze di Israele erano comuni a tutti i figli di Abramo, ed erano una leva sufficiente per muovere la nazione. — Sì la causa esisteva; — ma il fine quale doveva essere?

Ore, giorni interi, aveva dedicato allo studio di questa parte del suo piano, e, sempre, con la medesima conclusione, una vaga, incerta idea d’indipendenza nazionale. Bastava questa? Non poteva rispondere negativamente, perchè avrebbe abbattuto d’un colpo tutte le sue speranze; non poteva rispondere di sì, perchè il suo giudizio glielo vietava. Non era neppur sicuro che Israele sarebbe bastata da sola a combattere vittoriosamente contro Roma. Bene conosceva le immense risorse del suo nemico; le sue armi, le sue arti, superiori alle armi. Un’alleanza universale — ahimè! era cosa impossibile, tranne che — quante volte vi aveva pensato! — un eroe sorgesse dal seno di una delle nazioni oppresse, e, con le sue vittorie, riempisse il mondo del suo nome, chiamando tutti i popoli sotto al suo stendardo. Quale gloria per la sua Giudea se essa fosse chiamata ad esser la Macedonia di questo nuovo Alessandro! Ma ancora, ahimè! sotto il governo dei Rabbini, il coraggio era possibile, non la disciplina. L’antico scherno di Messala nel giardino d’Erode gli risuonava nell’orecchio: — «Tutto ciò che gli Ebrei conquistano nei primi sei giorni lo perdono nel settimo.» —

Così avvenne che ogni volta che giungeva davanti a quella voragine, si soffermava irresoluto sull’orlo di essa. Aveva finito col deporre la speranza e fidarsi nel caso, che, Dio volente, avrebbe fatto saltar fuori il sospirato eroe.

Tale essendo lo stato dell’anima sua non è necessario di indugiarci sopra gli effetti della sommaria esposizione che Malluch gli aveva fatta del racconto di Balthasar. L’aveva udita con una immensa, stupefacente soddisfazione, col sentimento che qui finalmente era la soluzione di tutto il problema, che l’eroe ricercato era qui ed era un figlio della tribù leonina, e Re degli Ebrei! Dietro l’eroe, il mondo in armi!» —

Il Re implicava un regno; egli sarebbe stato un guerriero glorioso come Davide, saggio e magnifico come Salomone; il suo regno sarebbe stato lo scoglio contro il quale si sarebbe frantumata la potenza Romana. Una guerra colossale si sarebbe accesa, e dopo l’agonia di un mondo, la pace — la pace sotto il dominio Giudeo.