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CAPITOLO VVII.


Non lontano dal dovar sorgeva un gruppo di palme che proiettavano la loro ombra parte sulla terra e parte sull’acqua. Un usignolo cantava fra le fronde: Ben Hur si fermò ad ascoltare: in un altro momento le note dell’uccello avrebbero scacciata ogni sua preoccupazione, ma il racconto dell’Egiziano era troppo grave perchè egli lo dimenticasse.

La notte era placida. Non un soffio increspava la superficie delle onde. Tutte le stelle d’Oriente splendevano in cielo. L’estate regnava sovrano.

La fantasia di Ben Hur era accesa, ogni suo nervo teso, la sua volontà titubante. In questo stato d’anima le palme, il cielo, l’aria gli sembravano quelle della lontana zona meridionale in cui aveva cercato rifugio Balthasar nella sua disperazione; lo specchio tranquillo dello stagno gli faceva pensare al piccolo lago tributario del Nilo sulle cui sponde lo spirito era apparso al sant’uomo. E se non a caso si fosse presentata questa somiglianza? Se la visione fosse per apparire anche a lui? Si fermò, desideroso insieme e spaurito. Quando alfine questa febbre si calmò e gli permise di rientrare in se stesso, cominciò a pensare.

Lo scopo della sua vita gli era stato spiegato. In tutte le sue riflessioni anteriori, la visione di una grande voragine gli si era presentata dinanzi, così grande che non gli era stato possibile colmarla o girarvi attorno. Quand’egli sarebbe stato perfezionato nell’arte della guerra, e avesse conosciuto e bene il mestiere del capitano come quello del soldato, a quale scopo avrebbe dirette le sue forze? Naturalmente sognava la rivoluzione. Ma per spingere gli uomini alla rivolta, per assicurarsi l’appoggio degli amici od aderenti, oltre alle cause generali di odio e di malcontento, erano necessarie cause irrimediate, pretesti, e sopratutto una mèta. Bene combatte chi ha un affronto da lavare, un torto da vendicare; ma ancor meglio combatte, chi, spronato dai torti ricevuti, vede chiaramente davanti a sè la mèta gloriosa dei suoi sforzi, una mèta che gli darà insieme balsamo per le sue ferite, ricompensa al valore, riconoscenza dopo morte.