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drone, la cui lama rivaleggiava in splendore con le gemme di cui era tempestata l’impugnatura.

Quando ebbero portato nella stanza ed appesi i finimenti dei cavalli e le vesti dello sceicco, questi si dichiarò soddisfatto e li licenziò.

Frattanto erano tornate le donne le quali gli apprestarono il divano indispensabile alla sua dignità personale, quasi come la barba bianca e fluente che gli copriva il petto. Intorno al divano stesero tappeti che prolungarono fino all’entrata della tenda. Quindi riempirono d’acqua le brocche e appesero le otri di arrak a portata di mano.

Così fu eretta la tenda dello sceicco Ilderim, presso il lago d’acqua dolce nell’Orto delle Palme.

Noi abbiamo lasciato Ben Hur alla porta di questa tenda. Tosto ne uscirono servitori che slacciarono i suoi sandali, e lo fecero entrare.

— «Che tu sii il benvenuto. Siediti e riposa» — disse il padrone di casa con molta cordialità, e parlando il dialetto di Gerusalemme: — «Noi abbiamo un proverbio nel deserto,» — continuò Ilderim, passando le dita attraverso i peli della candida barba, il quale dice che un buon appettito è la promessa di una lunga vita. Lo conosci tu?» —

— «Secondo questa norma, sceicco, io vivrò cento anni. Sono un lupo affamato» — rispose Ben Hur.

— «Ebbene, non ti scacceremo come un lupo. Ti daremo il più tenero boccone del gregge.» —

Ilderim battè le mani.

— «Cerca lo straniero nella tenda degli ospiti, e digli che io, Ilderim, gli auguro che la sua pace sia eterna come lo scorrere delle acque.» — Il servitore si inchinò.

— «Digli ancora» — continuò lo sceicco, — «che ho condotto un amico, e che se Balthasar il Saggio vuol dividere il nostro pane, esso basterà per tre, e ancora ne rimarrà per gli uccelli del bosco.» —

Il servitore uscì.

— «Ed ora riposiamoci.» —

Ilderim si accovacciò sul divano incrociando le gambe sotto di sè; poi chiese con gravità: — «Tu sei mio ospite, e stai per assaggiare il mio sale; quindi mi perdonerai la domanda: Chi sei tu?» —

— «Sceicco Ilderim,» — disse Ben Hur, sopportando con calma lo sguardo scrutatore dell’altro, — «non credere che io voglia scherzare con la tua giusta richiesta, ma