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Contemporaneamente le loro teste si chinarono, le loro mani s’incrociarono sul petto, ed essi recitarono, in coro, ad alta voce, questo semplice ringraziamento:

— «O padre dell’Universo, o nostro Dio! Tutto quello che abbiamo qui è tuo; accetta i nostri ringraziamenti e benedicici, perchè possiamo continuare sempre ad agire secondo i tuoi desideri.» —

All’ultima parola essi alzarono gli occhi e si guardarono in faccia meravigliati. Ognuno di loro aveva parlato in una lingua sconosciuta agli altri; eppure tutti e tre avevan compreso perfettamente ciò che s’era detto. Le loro persone tremarono per l’emozione, perchè, dal miracolo, essi dicevano di riconoscere la presenza divina.


CAPITOLO III.


L’incontro di cui sopra avvenne nell’anno di Roma 747. Si era nel mese di dicembre e l’inverno regnava sopra tutte le regioni orientali del Mediterraneo.

Quelli che attraversano il deserto in questa stagione non possono proseguire molto tempo senza sentirsi presi da un grande appetito. La compagnia sotto la piccola tenda non faceva certo eccezione alla regola. Aveva molta fame e quindi mangiava di gusto; dopo che fu mesciuto il vino i tre principiarono a discorrere.

— «Nulla riesce di più gradito ad un viaggiatore del sentirsi chiamare per nome da un amico in paese sconosciuto» — disse l’Egiziano che aveva voluto esser l’anfitrione del pasto.

«Resteremo molti giorni insieme e sarebbe ora d’incominciare a conoscerci. Così, se vi aggrada, l’ultimo venuto sarà il primo a parlare.»

Principiando pian piano, come un individuo prudente, il Greco incominciò:

— «Quello ch’io ho da dire, fratelli, è così strano che non so proprio donde principiare e in qual guisa parlar correttamente. Io non capisco ancora me stesso. Son tanto sicuro che ciò che sto facendo, sia ciò che vuole il maestro, che il servirlo è per me una costante estasi. Quando penso allo scopo cui debbo adempiere provo una gioia così grande che riconosco essere ciò il volere divino.»